Mi riaffaccio dopo una lunga pausa a questo blog con un post esplicativo di quanto sia surreale, a volte, la mia grama
esistenza.
Ieri mattina ero in metropolitana e mi fissavano tutti. Indossavo un paio di occhiali da sole ben calcati sulla faccia, ma non era sufficiente. All’ennesimo sguardo curioso avrei voluto alzarmi
in piedi per gridare un proclama sul genere: “ No, mio marito non è un bastardo ubriacone che me le dà ogni due per tre. Sono semplicemente una sfigata. E no, non mi sono appena rifatta il naso.
Appena racimolo qualche spicciolo mi risollevo il sedere, me ne frego del naso, IO.”
Perché? Perché me ne andavo in giro conciata come una che è appena stata investita da un tir: gonfia come neanche Rocky al tredicesimo round, vistose ecchimosi sull’occhio sinistro, due occhiaie
violacee spaventose (e sì che mi ero messa mezzo chilo di fondotinta che, con il caldo, mi colava fino all’attaccatura del seno), lividi ed escoriazioni varie su tutto il corpo.
Come ho fatto a conciarmi in questo modo? Per colpa di un cocomero. Nessuno ha tentato di farmi secca a cocomerate, sia chiaro, anche se leggere qualcuna delle mie cretinate su questo blog o
altrove aizzerebbe chiunque a farlo.
Ecco come è andata…
Martedì scorso, erano le due e mezza di notte, sognavo cascate lussureggianti, ruscelli e pioggia torrenziale. Insomma: spararsi un paio di chili di cocomero dopo cena produce i suoi ovvi
effetti. Ergo: me la stavo facendo sotto. Mi sono alzata di scatto per fare la pipì e quindi, nel ritornare a letto, ho avuto un giramento di testa impressionante.
Chi, come me, beneficia di una pressione sanguigna di 50 su 90 non dovrebbe mai alzarsi di scatto. MAI. Soprattutto se è ancora mezzo addormentato. Ho centrato in pieno un muro che
nella mia casa mooooolto avanti è rivestito in cortina. Perché fa più figo. Ma fa anche più male.
Così, dopo essermi scartavetrata la spalla destra sulla parete, con il rinculo sono precipitata violentemente a terra. A faccia avanti. Di naso, per la precisione.
Ho sentito distintamente un “crack” pazzesco, più o meno lo stesso rumore che fa lo sterno del pollo quando lo spezzi a metà per esprimere un desiderio.
Il mio unico desiderio in quel momento è stato quello di non essermi fracassata il naso. Non è successo, ringraziando il cielo, ma per il dolore sono rimasta a terra, senza fiato. Non riuscivo
neanche a chiedere aiuto a mio marito. Ma grazie al casino bestiale che sono riuscita a produrre ( un carico di 60 chili che si spatascia a peso morto nella notte non passa esattamente
inosservato ) non ce n’è stato bisogno: mi ha ritrovato a faccia in su. Una tartaruga gigante spiaggiata.
“Ma che hai fatto?”
“Mmfffffffhssss…fssssssssssss…utaaaaaaaaaaaaa…”
“Che hai fattoooooooo?”
“Mmmmf… adutaaaaaaaa!!!”
“Non ho capito….Che è successo?”
“Merda di quella merda! Sono caduta a faccia avanti, non lo vedi?”
E non lo vedeva no; con uno sforzo sovraumano ero riuscita a girarmi a faccia in su. Avevo difficoltà persino a respirare, figuriamoci a spiegarli cosa era successo. Come faceva a capire
che avevo preso una botta sul naso? E sulla spalla, le ginocchia, le articolazioni dei polsi, i muscoli degli avambracci…
Perché non mi ricordo un tubo sul come mi sono ritrovata a faccia avanti per terra, ma certo è che istintivamente ho tentato di frenare la caduta con le braccia. Perciò ora sono tutta rotta,
ovunque.
Il primo che ride lo prendo a cocomerate…