Ieri mattina gironzolavo fra gli scaffali di una libreria. L’occhio mi è caduto su una ragazza con un bel
pancione, stava chiedendo informazioni alla libraia.
“No, guarda. Fate i bravi da 0 a 3 anni l’abbiamo esaurito, ma se vuoi posso ordinartelo…”
Ho avuto un lieve mancamento. Nulla di che, mi sono ripresa subito. Sono gli effetti dell’orticaria da contatto perché anche in questo negozio hanno piazzato il nostro libro vicino
vicino a quello della Rizzi. Leggete questo post per capire cosa intendo.
Qui lo dico e qui lo nego: non ce l’ho con Tata Lucia, che il suo mestiere sa farlo benissimo, io ce l’ho con chi consiglia i manuali della mamma perfetta. Il che è diverso.
Mi sono avvicinata di soppiatto alla gravida e le ho sussurrato con delicato tatto e innegabile diplomazia: “Ciao, scusami se mi permetto… Ma perché ti vuoi comprare
quella robaccia?”
Lei ha sgranato gli occhi, mi ha fatto un sorriso (10 a 1 di compatimento, quello che si fa di solito agli spicopatici nella speranza che non ti accoppino a colpi di machete) e ha risposto:
“Beh… Perché sono incinta, no? E poi me l’hanno consigliato in tanti…”
Chi, santo cielo? Chi ti dà ‘sti consigli porca di quella miseria? Perché ti fai infinocchiare dai manuali del perfetto addestratore, sicura che in certe pagine troverai tutte le risposte ai
tuoi quesiti di mamma?
L’ho soltanto pensato, è ovvio. E a dirla tutta di quei manuali ne ho letti un paio anch’io quando ero incinta. E quando è nato Superboy, il bimbo vampiro per due motivi:
a) Non dormiva mai, neanche dopo una generosa dose di padellate sulla testa ( con l’accorgimento di non colpirlo sulla “fontanella”, è chiaro. Ve lo scrivo prima che qualcuno mi faccia togliere
la custodia del bambino).
b) Quando si attaccava al seno usciva sangue, non latte.
...quando li ho letti, dicevo, ne ho ricavato soltanto una buona dose di avvilimento.
Man mano che mio figlio cresceva, continuavo a leggermeli quei due stramaledetti prontuari della brava mamma, dannandomi perché non riuscivo a mettere in pratica un piffero di tutti quei bei
consigli che leggevo. Certi manuali sortiscono molteplici effetti nel lettore, risultati che si susseguono in questa sequenza:
1. Iniziale fiducia nelle teorie esposte.
2. Frustrazione per la tua incapacità di metterle in atto.
3. Dubbi sull’efficacia dei consigli prospettati.
4. Certezza che tali teorie non funzionino.
5. Relegazione del volume nell’angolo più recondito della tua libreria.
Nessuno può insegnarti come fare il genitore, perché i bambini sono pezzi unici e non nascono con il libretto
delle istruzioni attaccato al cordone ombelicale. Anche se fosse, questo verrebbe via con un taglio di forbice e si rimarrebbe comunque fregati. L’unica regola valida da adottare quando ti assumi
la responsabilità di crescere un figlio è convincerti che non esistono regole valide. Ogni bambino è un mondo a sé, un’assoluta e destabilizzante scoperta giornaliera. L’escamotage che funziona
con la docilissima pronipote del pescivendolo, difficilmente potrà rivelarsi utile con un demonio scatenato.
Questo, più o meno, ho detto alla ragazza incinta. Poi le ho messo in mano una copia di “Hai voluto la carrozzina?” specificandole che non glielo stavo proponendo per mero interesse personale,
visto che è stato scritto a scopo benefico e perciò nessuna delle autrici ci guadagna un centesimo, ma semplicemente perché le avrebbe fatto bene leggerlo.
Nelle sue pagine non avrebbe trovato consigli, ma sostegno; tante risate, un po’ di commozione, e riflessioni sul quanto sia sbagliato volersi documentare sul come crescere un figlio carino e
coccoloso che susciti meraviglia e giubilo nel vicinato. Umano e comprensibile, per carità di Dio, ma assolutamente errato.
Tata Lucia non me ne voglia, non considero i suoi consigli errati in senso assoluto. E’ errata la convinzione che funzionino con qualsiasi bambino, il che è una sfumatura non da poco. Io quello
che dice lei in TV l’ho sempre messo in pratica, ancor prima che uscisse l'illuminate trasmissione SOS Tata. Non ci vuole poi molto a comprendere che piazzare un bambino davanti alla TV a vedere
il wrestling fino a mezzanotte non concilia il sonno, mentre la cerimonia di addormentamento con bagnetto caldo, camomilla come se piovesse, luci soffuse e compagnia bella teoricamente sì. Non
serve una laurea in pedagogia per comprendere questo, ciò che occorre è una discreta botta di culo che ti regali un figlio che la sera abbia la bontà di addormentarsi a un orario decente e che
possibilmente di notte non si svegli almeno 10 volte. Mio figlio non dormiva, punto e basta. Neanche un esercito di Tate Lucia armate di Nopron sarebbero riuscite a compiere il miracolo.
Invece di guardare stupefatta i suoi miracoli televisivi avrei fatto bene a confrontarmi con un’altra madre di figlio insonne. Mi sarei sentita più umana e meno fallace. Sarei
stata semplicemente una delle tante sfigate che hanno il figlio che non dorme, non una madre inetta. Perché non si può “insegnare” a un bambino a dormire. Sarebbe come pretendere che
sopravviva senza respirare, almeno di tanto in tanto. Ma questo io l'ho capito dopo tanto, tantissimo tempo. Mio figlio ha impiegato 4 anni e mezzo per comprendere che la notte si dorme, senza
ululare ogni mezz'ora, e circa 6 anni per decidersi ad aver sonno la sera. Ora fila a nanna alle 9, prima di allora non chiudeva occhio prima delle 11.
Non è stato un consiglio di Tata Lucia a compiere questo miracolo, né tantomeno è merito mio se Superboy si infila nel lettino senza storie, non prima di aver allagato il bagno per lavarsi i
denti e fare il bidet, ma questo è un altro discorso.
Ho invitato questa ragazza alla presentazione di “Hai voluto la carrozzina?” del 10 Dicembre pv a Roma. Le ho detto se avesse voglia di venire a conoscere tre delle quindici autrici del libro.
Mamme autentiche, esattamente come sarà lei quando nascerà sua figlia. Donne che all’inizio della loro carriera erano spaventate dalla maternità, insicure, subissate di consigli inopportuni,
martellate di doveri e di “si fa in questo modo”. Donne che ancora oggi, magari con figli che vanno già alle elementari, hanno tanti, tantissimi dubbi. E quindi che sono ancora spaventate, ma con
la consapevolezza che spaventate lo siamo un po’ tutte. Il che è un conforto mica cavoli.
Io non so se questa ragazza verrà sul serio a conoscerci, oppure no. Intanto mi ha stretto la mano con un largo sorriso, ora ha in mano un mio biglietto da visita, l’indirizzo della libreria, la
data e l’orario. Spero che accetti il mio suggerimento, l’unico che mi sono sempre permessa di dare a una collega meno esperta di me:“L’unico consiglio valido per crescere serenamente dei figli è
non accettare consigli, ma seguire il tuo istinto. E se decidi di mettere in pratica un suggerimento, fallo con il beneficio del dubbio. Se non funziona, vuol dire che non va bene per tuo figlio.
Non significa che non funzioni tu”.
Mi associo a ciò che scrive Barbara Sgarzi nella prefazione di Hai voluto la carrozzina?:«Se servirà a tranquillizzare o a fare sorridere anche solo una neomamma che si sta guardando
allo specchio con il pupo in braccio chiedendosi: “E ora cosa faccio?”, avrò raggiunto l’obbiettivo.»