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11 novembre 2010 4 11 /11 /novembre /2010 16:21

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L’altro giorno io e il nano eravamo intrappolati nel traffico mattutino. Si procedeva a passo d’uomo, ma non era un uomo normale, no. Era un tizio con il culo di piombo che avrebbe preferito suicidarsi piuttosto che raggiungere un qualsiasi punto X dell’universo conosciuto. Insomma: eravamo in coda da dieci estenuanti minuti e in pesante ritardo, il cielo minacciava di vomitare tonnellate di acqua e a me, meteropatica come poche persone al mondo, giravano le balle in modo frenetico.

Mentre sacramentavo a mezza voce, all’improvviso un raggio di sole: una scenetta tragicomica, involontariamente offerta da una bella ragazza che passeggiava sul marciapiede. Stavo ammirando il suo incedere felino quando, improvvisamente, è sparita nel nulla, come se avesse beccato una voragine nel terreno. Prima spatasciarsi a terra è riuscita a rimanere in equilibrio per diversi secondi in un vorticare di braccia e gambe che neanche Olivia di Braccio di Ferro. Sembrava un mulino a vento.

 

Nessuna voragine; è finita a terra perché calzava un paio di stivaloni da dominatrice tacco 15, con un plateau che ad una come me incute fascino misto ad inadeguatezza. Ho iniziato a ridere come una pazza, non riuscivo a frenarmi. Lo che non avrei dovuto sghignazzare, anche perché la tipa si è fatta male di brutto, lo so che in molti pensano che io ce l’abbia a morte con chi riesce a mettere i tacchi, ma non è affatto così. E’solo che mi sfugge il senso dell’ andarsene in giro alle 8 scarse del mattino issata su strutture più adatte a una serata in discoteca che a una sgaloppata per raggiungere l’ufficio.

 

Questione di gusti, non discuto. Questione di abilità da equilibrista che non possiedo e non ho mai posseduto a discapito del mio metro e cinquantanove di fiera tappitudine. Ma io non voglio correre rischi inutili. Datemi della codarda, ma se proprio devo spezzarmi una caviglia preferisco farlo a un party e non mentre rincorro mio figlio. In più, penso che per essere femminili non sia indispensabile raggiungere il metro e ottanta con l’aiuto dei tacchi. La femminilità è a mio avviso tutt’altra cosa e prescinde da cosa indossi. Io, ad esempio, riesco ad ancheggiare sinuosamente solo se indosso un paio di scarpe da ginnastica. Con i tacchi, al contrario,  cammino come una che se l’è appena fatta sotto. E non sto parlando di pipì.    

 

Il complimento più bello che mi abbiano mai rivolto risale a una quindicina d’anni fa, mentre facevo shopping. Avevo una t-shirt bianca, un paio di jeans e ai piedi, naturalmente, un paio di scarpe da ginnastica. In faccia soltanto un filo di lucidalabbra, ero abbronzata e molto giovane. Non avevo bisogno di trucco. L’unico piacevolezza in vista (a parte un paio di generose tette che nessuna maglia, per quanto morbida, è mai riuscita ad occultare) erano i capelli: lucenti e freschi di messa in piega anche se parzialmente coperti da un cappellino da baseball. Un ragazzo bonazzo, ma bonazzo sul serio, mi ha sorriso e mi ha detto: “Ma lo sai che sei veramente carina?”, mi ha tirato un bacio e ha fatto un buffo inchino da cavaliere con cappa e spada. Ecco, lì mi sono sentita veramente femmina, cappellino da baseball incluso.

 

Se avessi calzato un paio di trampoli e una minigonna vertiginosa quel complimento avrebbe assunto un sapore decisamente diverso, quello è vincere facile. Ricevere apprezzamenti galanti quando sei vestita come tuo fratello, invece, non ha prezzo. Ok, giuro che ho terminato il repertorio delle parafrasi di spot pubblicitari famosi. Era giusto per chiarire il concetto... 

 

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Chi Sono

  • : La Staccata
  • : Luana Troncanetti, scrittrice per caso, schiava devota dell'ironia, grafomane incallita e mamma strafelice di Alessandro, aka Superboy. Nel 2009 ho vinto il Premio Massimo Troisi per la scrittura comica e sono ancora qui a disegnare cerchietti in un angolo e a chiedermi: "Ma che s'erano pippati quelli della giuria?"
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