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6 dicembre 2012 4 06 /12 /dicembre /2012 12:22

torta-5-anni-joomla.jpg

Oooooops, stavo quasi per dimenticarmene…Era il lontano 6 Dicembre del 2007 quando ho imbrattato per la prima volta il web con le mie riflessioni. Oggi il mio blog compie 5 anni.

Perché ricordo questa data? Perché è “anche” il compleanno di Papo, questo bel ragazzone qui:


papo.jpg
 




Il mio papà oggi compie 74 anni. In questa immagine lo vedete con Superboy in braccio, di appena 5 mesi. I due uomini che amo di più al mondo in una foto che adoro, anche se un secondo dopo averla scattata mio figlio si è spatasciato a faccia in giù sui pedali del trattore. Sì, ci sarebbe senz’altro un terzo uomo. E’ un tizio che ho incastrato in chiesa circa 16 anni fa. Ma non se la prenderà mai a male perché l’ho citato per ultimo; non ha (quasi) mai letto il mio blog. Per mia fortuna…

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23 luglio 2012 1 23 /07 /luglio /2012 12:06

torta

 

 

 

La vita comincia a quarant’anni era una frase priva di alcun significato quando ero un’adolescente brufolosa. Mi sembrava una capziosa auto consolazione buttata a vanvera dai matusa per esorcizzare l’incubo delle rughe e della pancetta.

Quando sei gggiovane un quarantenne ti appare come un vecchio capo pellerossa che si aggira nelle verdi praterie alla ricerca di un posto consono dove riporre per sempre le sue stanche ossa.

Adesso, invece, ne capisco finalmente il senso.

La vita comincia a quarant’anni, almeno per me è vero. Ci sto ragionando già da un po' e ieri, che era il mio compleanno, ho avuto un'altra conferma grazie alla mia migliore amica. Di anni ne ho compiuti 42, il tempismo non è mai stato il mio forte, ma vabbe'...

La vita comincia a quarant’anni. Te ne rendi conto soprattutto dopo aver fatto un’immane cazzata sconsideratezza.

Ok, l’hai fatta. La botta d’imbecillità capita a chiunque, persino alle menti più brillanti. Figuriamoci se non può capitare a me. Tiri le somme, asciughi qualche lacrima e ti rendi conto che hai finalmente la maturità necessaria a comprendere dove e perché hai sbagliato. Non è troppo tardi per ripartire più motivato e cazzuto di prima.  Hai concesso fiducia incondizionata a persone che non erano degne neppure di soffiarti il naso, ti sei sbattuta a morte per nulla, rimettendoci energie, risorse finanziarie, una bella porzione della tua brillante intelligenza, un briciolo della tua rispettabilità e anche un bel po’ del tuo talento. Hai svenduto te stesso credendo ciecamente in qualcosa che non era affatto tuo.

Le situazioni, i luoghi e le circostanze possono essere i più svariati, ma l’esito è il medesimo: ti senti un cojone. Cambiando l’ordine dei fattori, il risultato non cambia. Ho parlato con tanti miei coetanei, è capitato anche a loro. E’capitato pure a me. Amen.

Ora ho maturato esperienza. Mi sono incattivita, forse, però ho scoperto che non è affatto troppo tardi per ricominciare facendo tesoro degli errori. Contornata da persone che mi vogliono sinceramente bene, mi stimano e sanno vedere molto al di là di ciò che appare in questo blog o altrove, mi sento più forte, attiva, energica. In poche parole: viva dopo un lunghissimo periodo di morte cerebrale.

Ieri sera Papy mi ha fatto una sorpresa: pensavo che ci portasse a mangiare il pesce in un ottimo locale soli soletti. Ma una volta entrata nel ristorante, al tavolo c’erano la mia migliore amica e suo marito ad aspettarci. Erano cinque mesi che non riuscivamo a vederci, un altro degli effetti collaterali dell'immane sconsideratezza che vi ho descritto sopra, anche se per sommi capi. Perché sono una signora, io.

La mia amica ha qualche mese più di me. Siamo cresciute assieme, come sorelle. Adesso abitiamo a 35 chilometri di distanza l’una dall’altra il che, per chi vive in una città mastodontica come la nostra, può significare non frequentarsi per lunghi periodi. Se aggiungete che è mamma come me, che ha un lavoro impegnativo, che mio marito è libero nei week end una volta ogni morte di Papa e che anche lei negli ultimi anni ha vissuto situazioni a dir poco complicate potete avere un’idea di quanto mi abbia fatto piacere abbracciarla dopo tanto tempo.

Mi ha così raccontato di un suo imminente progetto. Una cosuccia ambiziosa ma fattibile. Una nuova avventura per la mia amica del cuore che l’ha resa più bella, più forte, più sorridente, più sicura di sé e persino più giovane. Anche per Stefy la vita comincia a 40 anni. O giù di lì.

Ora incrocio le dita per lei, per me, per tutti i quarantenni che a quest’età ricominciano a vivere. Evviva noi. Alla faccia di tutti gli adolescenti brufolosi che oggi ci chiamano “vecchi”.

anello.JPG 

L’ anello di carta che mi ha regalato Superboy, il mago dell’origami. Ho pianto neanche fosse un solitario di Cartier..

            

scarpe

 

Il regalo della mia amica: sandali piatti ultrachic. Devo aggiornarla su qualche cosuccia che mi è successa quest’estate. Ancora non sa che ho ceduto alla tentazione delle zeppe. Le scarpe sono carinissime, la foto non rende loro giustizia. Le ho prese come un dono di buon auspicio: colora la tua vita di rosa, il più possibile. Intanto comincia dai piedi e schiacciaci tutte le cacche che incontrerai in futuro.

Quelle che ho già lasciato sul marciapiede mi auguro che vengano prima o poi investite da un tir. Potrebbe anche accadere. Nel dubbio, sto prendendo la patente C. Chi fa da sé…

 

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22 luglio 2011 5 22 /07 /luglio /2011 12:10


panico



Alice e Superboy ieri sera sono andati a cena assieme per la prima volta. Ma c’eravamo anche io , Papy e ovviamente i consuoceri. Non potevamo mica mandarli fuori da soli, no? Nessuno dei due guida ancora la macchina con sufficiente scioltezza.

Lui nota con galanteria che la sua fidanzatina indossa il lucidalabbra e ha le palpebre impercettibilmente ombrate di rosa: “Ammazza, AliSCE, sembra che t’hanno dato due cazzotti sugli occhi!”.

( NDR: per noi romani la “c” dolce è impronunciabile, peggio della SZ polacca).

Lei contraccambia il fine complimento apprezzando la calzata trendy del mio adorabile becero: “Beeeeeelle, queste scarpe! Ti stanno proprio bene!”

“E sì… Sono sabot” replica orgoglioso lui “… da uomo, però…” si affretta a puntualizzare un secondo dopo.

Trascorriamo una cena piacevolissima, eccezion fatta per un bicchiere che a un certo punto ha pensato bene di esplodere a mo’ di bomba kamikaze sul tavolo. Devo forse dirvi che la miccia l’ha innescata Superboy oppure vi sembra un’informazione superflua? E’ superflua, lo so. Passiamo oltre…

Li portiamo al parco comunale illuminato a giorno per farli giocare un po’ e lui si esibisce in evoluzioni alla sbarra che, a suo avviso, farebbero sentire un fallito persino Yuri Chechi. Peccato che Superboy non sia affatto il Signore degli anelli. Cade malamente a terra e inizia a disperarsi: la caviglia gli fa malissimo.

Ora. Consideriamo che è un uomo, soggetto che ha un personalissimo concetto di cosa sia una roba denominata "soglia del dolore". Prendiamo anche come dato di fatto che mio figlio non solo è un uomo, ma è pure “cecio”, colorita espressione capitolina che indica un soggetto lamentoso, insofferente,  piagnucoloso , esageratamente energico nell’esternare un qualsiasi fastidio. Un rompicoglioni, insomma. Consideriamo infine che ha una fastidiosissima tendenza ad essere melodrammatico, e che come attore se la cava mica cavoli.

Sommiamo tutte queste caratteristiche et voilà: mamma non si preoccupa più di tanto. E che sarà mai? Mica si sarà rotto un piede, no? Nooooooo? Ehmm... No? Oddio, forse sì.

Ieri sera non sembrava stare così male, stamattina dice che non riesce a poggiare il piedino a terra e urla per il dolore. Lasonil come se piovesse e ghiaccio sulla caviglia, che apparentemente non ha un bel cacchio di niente: nessun gonfiore né tantomeno un livido, neanche piccolino.

Nel primo pomeriggio andiamo a fare una lastra. Privatamente, perché col piffero che voglio cucciarmi una giornata di Pronto Soccorso, soprattutto OGGI.

Perché OGGI sarebbe il mio compleanno, e fra due giorni dovremmo partire per le vacanze. Dovremmo…

Voglio morire. Così il marmista risparmia tempo a scolpire sulla lapide la data di nascita e quella del decesso. Tanto coincidono…

PS: E che nessuno si azzardi a sindacare:“Eeeeeeh, ma non hai speso neanche una parola di tenerezza in favore del tuo piccolino infortunato… Ma che razza di madre sei?”

Una che lo ha implorato per mezz’ora di scendere da quella fottutissima struttura per circensi, se no si sarebbe fatto male. Ecco che mamma sono. 


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Chi Sono

  • : La Staccata
  • : Luana Troncanetti, scrittrice per caso, schiava devota dell'ironia, grafomane incallita e mamma strafelice di Alessandro, aka Superboy. Nel 2009 ho vinto il Premio Massimo Troisi per la scrittura comica e sono ancora qui a disegnare cerchietti in un angolo e a chiedermi: "Ma che s'erano pippati quelli della giuria?"
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