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8 settembre 2009 2 08 /09 /settembre /2009 17:52



alunni


A settembre il nano frequenterà l’ultimo anno della materna in un altro istituto. Dopo tre anni di scuola privata, viva Dio, sono riuscita ad inserirlo in una struttura pubblica. Avevo già conosciuto la nuova insegnante in una precedente riunione, e mi è piaciuta molto.

Oggi c’era il colloquio individuale per stabilire un approccio con i bambini. Il nano entra in classe, si guarda intorno compiaciuto, saluta educatamente presentandosi nome e cognome, e si siede a giocare con una motociclettina. Inizia il colloquio e il questionario di rito; Ale appare disinteressato e anche un filino narcolessico ma è in realtà attentissimo.

Alla domanda “Quando è nato il bambino?” risponde prontamente lui: giorno, mese e anno preciso, manca solo l’orario di espulsione della placenta. Nulla di trascendentale, in fondo ha cinque anni e mezzo, il 99% dei bambini sa rispondere a quell’età. Ma la maestra reagisce con entusiasmo come se le avesse appena sciorinato la formula dell’uranio impoverito.

Lui sorride: bene, bella mossa quella di alimentare la sua autostima. Si scioglie un pochino, ma è ancora lontano dal tenere il consueto comportamento vulcanico. Ovviamente, visto che erano soltanto cinque minuti che aveva a che fare con il Principe della chiacchiera, la maestra ha pensato che fosse intimidito dalla situazione. Invece no, aveva soltanto un sonno bestia. Per questo era insolitamente taciturno, per questo appariva timido ( ma chi? Lui?).

Perciò ha iniziato a chiedermi quale fosse il sistema migliore per consolarlo quando, durante l’inserimento, avrebbe pianto e chiesto di me ( ma chi? Lui?). Ho soffocato un risolino; sembrava irrispettoso prendersi gioco della maestra. Effettivamente i bambini umani quando cambiano scuola, li lasci in mani per loro sconosciute o se dici loro che parti per un paio di giorni e quindi devono rimanere dai nonni accusano reazioni che spaziano dal capriccio sommesso alla crisi di nervi incontrollabile con conseguente lancio di oggetti affilati. Ma non lui, lui non è così.

Ho perciò spiegato all’insegnante che potrei finire sotto le ruote di un Tir, dilaniata da un branco di orsi polari  o sequestrata sotto i suoi occhi da un gruppo di terroristi armati fino alle mutande: non ne ricaverei che una lieve smorfia di turbamento. A pochi istanti da uno qualsiasi di questi tragici eventi, riprenderebbe a chiacchierare serenamente al telefono con la fidanzatina di turno. Potrei propormi come cavia per qualche esperimento avveniristico sulle tecniche del teletrasporto e smaterializzarmi quindi per mesi e mesi in qualche dimensione parallela: si accorgerebbe a malapena della mia assenza. Non mi sono naturalmente espressa in questi termini, ma il succo era comunque  quello…

Abbiamo continuato a conversare per una decina di minuti, nel frattempo il nano si è svegliato dal suo torpore. E’ridiventato improvvisamente lui. Si lui: il giocoliere della parola, il mago dell’interruzione, l’unico essere dell’universo che sia mai riuscito a doppiare e superare la mia assoluta supremazia nel campo della logorrea ad oltranza. Per un istante ho temuto che attaccasse la filippica, Dio ce ne scampi,  sui famosi livelli della Hot Wheels. Ha iniziato a rispondere lui a tutte le domande, relegandomi al consueto ruolo di accompagnatrice automunita.

Nonostante ciò, la maestra continuava a parlarmi degli eventuali traumi che avrebbe potuto subire ( ma chi? Lui?) e che proprio per questo per i nuovi alunni era previsto un inserimento di una settimana dalle 10,00 alle 12,00, poi tutti a casa. Lo sapevo, ma speravo comunque in un miracolo, in una pietosa deroga per meriti speciali. Ho ancora i cumuli di macerie frutto della recente ristrutturazione della cameretta in ordine sparso per la casa, devo terminare la revisione del romanzo prima che Ale concepisca il suo secondo figlio e, nel tempo libero, dovrei anche lavorare e magari dedicarmi ad attività accessorie quali stirare, fare la spesa e mettere in tavola qualcosa di decente, tanto per ricordare a mio marito perché mi ha sposato.

La maestra mi ha offerto uno spiraglio del miracolo anelato: in alcune rarissime eccezioni ai nuovi alunni che non presentino particolari problematiche è consentito, fin dai primi giorni, frequentare le lezioni  fino alle 13,30.

“Però, signora” ha puntualizzato la maestra, che è naturalmente abituata ai bambini normali e non ha dimestichezza con gli Alessandri “ Trovare un bimbo non soffra durante l’inserimento è un’evenienza che si verifica talmente di rado …”

Ma no, ma no! Avrei voluto replicare “ Mi creda, le assicuro che a meno che entro la fine della prossima settimana non venga qualcuno a sperimentare nuove tecniche chirurgiche sul suo cervellino mio figlio non si sognerà mai di chiederle dove è finita la sua mamma. Non è nel suo stile, mi creda, l’ho partorito, lo conosco, si fidi… Ma ho evitato, non volevo apparire come una mamma ansiosa di sbolognare suo figlio, anche se in realtà è assolutamente così ( Ok, ok, chiamate pure il Telefono Azzurro, tanto sono già schedata).

Ci ha pensato mio figlio a dissipare ogni suo dubbio:

“Allora, mamma, quand’è che mi danno da mangiare in questo posto?”

Ecco, signora maestra, è convinta ora?


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commenti

A
puoi segnalare almeno un altro bambino a cui l'inserimento ha fatto un baffo, anzi che dico, DUE bambini: i miei! (e il secondo a 2 anni e mezzo è alla primissima esperienza di nido). la sensazione di poter scomparire immediatamente senza colpo ferire è un'ebbrezza ma è anche un po' spiazzante...
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S
E già, unachiccha, hai centrato perfettamente il punto: l'inserimento è difficile per i piccoli, ma spesso lo è di più per le mamme e i papà perchè qualche volta i bambini giocano molto, troppo, sul senso di colpa degli adulti.
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U
Si hai ragione ci si perde un po' per il web, ma io però questestate ho proprio staccato tutto per tre mesi, e mi ha fatto bene, anch eperchè ho scoperto delle doti che non sapevo manco di avere, pensa sono una taglialegna nata!
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U
Sono ansiosa ma ora che ho conosciuto la sua maestra lo sono un po'meno, anche perchè è molto dolce e disponibile e sono stata con lei a parlare oltre la riunione e mi è piaciuta un sacco.<br /> <br /> Invece per quanto riguarda i bambini che piangono, per fortuna i miei non lo hanno mai fatto alla materna, però prima nel parcheggio avendo io per esigenze che non ti sto qua a spiegare ma le sai già avevo una macchina grande e loro si divertivano a scappare da un punto all'altro per non farsi prendere.<br /> <br /> Poi in classe mi ricordo alcuni bimbi che facevano sceneggiate tremende meglio di un attore napoletano navigato di quel genere, ma appena i genitori o i nonni giravano l'angolo (col magone) i tirannini si strofinavano occhi e naso nella manica del grembiule e incominciavano a giocare con gli altri come se nulla fosse. Della serie ti faccio sentire in colpa ma in realtà non me ne frega una cippa.<br /> <br /> Visti con questi occhi qua.
Rispondi
S
@una chiccha: ci credo che sono tranquilla! Probabilmente ti è sfuggito che lui continuerà la materna, anche se in una scuola diversa.<br /> Se iniziasse le elementari sarei terrorizzata, altro che tranquilla!<br /> Comunque, approfitto dello spunto che mi fornisce unachicca per unirmi, solidarmente, a tutte le altre mamme che devono seriamente combattere con l'inserimento.<br /> Io scherzo sempre, è il mio mestiere. Ma l'inserimento quando diventa sofferenza per il bambino è sofferenza doppia per la mamma, e non c'è nulla da scherzare su questo.<br /> Posso beneficiare per molti versi di un bimbo originale, che rompe i consueti schemi, ma vi assicuro che anche lui i primissimi giorni di materna non è che mi lasciasse tranquillo e sereno e anch'io lasciavo lui con un senso di colpa pesante come un T-Rex.<br /> Se lui, in classe, piangeva X minuti io, fuori, ne piangevo X alla seconda.<br /> L'importante, mamme, è non piangere troppo a lungo: mentre noi ci stiamo ancora disperando è probabilmente che nostro figlio, nel frattempo, abbia già smesso.<br /> E'dura, lo so, è durissima ma aggrapparsi a quest'ultima riflessione può aiutare. <br /> <br /> <br />
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Chi Sono

  • : La Staccata
  • : Luana Troncanetti, scrittrice per caso, schiava devota dell'ironia, grafomane incallita e mamma strafelice di Alessandro, aka Superboy. Nel 2009 ho vinto il Premio Massimo Troisi per la scrittura comica e sono ancora qui a disegnare cerchietti in un angolo e a chiedermi: "Ma che s'erano pippati quelli della giuria?"
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